Ai miei tempi

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di Pasquale “Pas” De Filippo

Robin: C***o, non ne fanno più di canzoni così!
Pam: Mitici anni ’80, imbattibili!
Robin: Eh, ci puoi giurare! I Guns N’ Roses sono i più forti!
Pam: I Crüe…
Robin: Sì…
Pam: I Def Lep…
Robin: Poi Cobain, quel fi****hio, è arrivato a rovinare tutto… Fine!
Pam: Volevamo divertirci! Che c’è di male?
Robin: L’ho odiata quella m***a degli anni ’90!
Pam: Facevano schifo!
Robin: I 90′ facevano schifo!

Chi ha avuto modo di vedere l’ottimo film “The Wrestler”, con Mickey Rourke nei panni di Randy “The Ram” Robinson, avrà certamente riconosciuto questo passaggio: lo scambio di battute tra il protagonista e la bellissima Pam, alias Marisa Tomei.

Il dialogo verteva sul sottolineare quanto belli fossero gli anni ’80 e quanto invece pessimi quelli attuali. L’intero film ruota intorno a questo tema; perché se sei stato un fenomeno in quegli anni così particolari, così diversi, così ricchi di competizione, è difficile apprezzare quelli odierni dove l’edonismo reganiano, la legge della giungla economica, la lotta senza esclusione di colpi al fine di raggiungere il proprio esclusivo benessere, hanno lasciato il posto ad uno stile di vita all’apparenza meno combattivo e ritenuto incentrato sulla mediocrità.

Il football in questi anni è certamente cambiato, così com’è cambiato il modo di giocarlo: maggior attenzione alla sicurezza degli atleti, regole più restrittive e soprattutto filosofia di vita: Il giocatore di football di oggi non è alla ricerca del riscatto sociale e non trova nessun appagamento nel rischiare la vita. La sindrome dell’eroe (Hero Syndrome) era una caratteristica tipicamente appartenente ai Fabulous anni ottanta che ben calzava al football di quei tempi; il rischio dell’infortunio era dietro l’angolo, l’atteggiamento punitivo nelle azioni per pareggiare una scorrettezza subita in campo da parte di un avversario e l’idea che ogni partita fosse un combattimento all’ultimo sangue.

Queste sostanziali differenze sono alla base dello scontro generazionale al quale assistiamo oggi tra vecchi e nuovi giocatori.

Il divario si acutizza proprio nei racconti: molto spesso i giovani atleti assistono a dei veri e propri StoryTelling di senatori che esordiscono nei loro aneddoti con un “…ai miei tempi”…

Questi brani sono avvincenti, mitici e molto dettagliati: si passa dai fatti del pullman ai conflitti in spogliatoio, dalla grande sfida degli Oklahoma in allenamento (vissuti come un duello alla “mezzogiorno di fuoco”) a brevi particolari di gioco ma ricchi di pathos.

Erano proprio fenomenali quegli anni ottanta.

Tuttavia la nostra disciplina in Italia, a quei tempi, non disponeva di grandi strumenti televisivi ed a parte i grandi nomi che hanno scritto la storia del football nostrano, pochi sanno l’uno dell’altro: si conoscono i team del tempo, si sa che si giocava duro e gli allenamenti si somigliavano molto … ma una disciplina poco vissuta, poco praticata e poco vista permette anche di creare episodi che difficilmente potranno essere confutati e messi in discussione.

Capita dunque di assistere a racconti che di volta in volta, di ripetizione in ripetizione si arricchiscono di elementi: “mi ricordo, ero vicino alla sideline, vedo il Qb che mi lancia, mi allungo ma non ci arrivo”; diventa poi “… allungo le mani, la tocco ma non ci arrivo”“riesco a prenderla ma cado prima della endzone”“cado in endzone”“ricevo e con una corsa di 40 yard vado in touch down” … ogni volta che viene esposto, migliora sempre più; anche le yard si allungano.

Alle volte si potrebbe smentire; la memoria, mentre si ascolta, rivela fatti magari diversi rispetto al racconto del relatore ai ragazzi ma in quel cerchio guascone di veterani che si offrono ai nuovi atleti, nasce una speciale fratellanza, una sorta di innocua massoneria che agli estranei, a chi non vi partecipava, deve forse sembrare un po’ ridicola, tuttavia si regge il gioco, si cela una verità come si farebbe in branco perché in fondo si tratta di piccole ed innocue bugie, belle da ascoltare e che offrono al narratore quella gloria, tanto ricercata in quegli anni in cui non c’era spazio per la solidarietà sociale e la competizione per emergere economicamente e quindi socialmente, era l’unico obiettivo.

Il tempo offre l’alibi ai successi non ottenuti perché si può sempre dire che tutta quell’eccellenza degli anni ottanta, presente in quei racconti, è stata spazzata via dalla caduta del nostro sport a ridosso di degli anni duemila e quel che rimane è il giudizio di questi nuovi praticanti, spesso troppo lapidario ed immotivato. L’età attuale di quei protagonisti offre un ottimo paravento: “io ho già dato”; “dovevi vedermi una volta”; “alla tua età io …”; “quando facevo il tuo ruolo…”

Forse questi giocatori dell’anno 2017 necessitano di maggior supporto, dell’incoraggiamento a dare il massimo, mettendosi a loro disposizione e non con continue bilance, confronti e facili sentenze perché in fondo se i nostri anni sono stati il momento di massimo «orgiasmo», come scrive il sociologo francese Michel Maffesoli, dobbiamo anche ammettere che i racconti dimostrano che «c’è il bisogno di negare e nascondere “la m***a”, il bisogno di occultare il lato fecale dell’esistenza» come brutalmente affermava Milan Kundera.

Gli attuali giocatori di football, specialmente quelli in giovanile, hanno davvero qualcosa di diverso rispetto ai football players dei Fab80’s … i loro futuri racconti; perché oggi ci sono le immagini e queste non potranno mentire.

PAS

3 Commenti

  1. Credo che x ciò che riguarda il football anni 80, tu ti riferisca al calcio o ad uno sport di tua fantasia, perchè non ci hai proprio azzeccato.

  2. Ma perché parli senza sapere?
    Ma tu dov’eri per salire sul pulpito e predicare?
    Abbi pazienza, c’era molta più tv ai tempi che ora…
    E c’erano molti più sponsor e molto più pubblico, il l football americano era il terzo sport in Italia, dopo calcio e basket!
    E ci son moltissimi filmati, vai a vedere su YouTube trovi di tutto
    A parlare senza cognizione di causa si rischia di fare solo delle figuracce

  3. Un articolo scritto da chi negli anni ottanta ciucciava il latte dalla Tetta della mamma, un insieme di offese e di ridicoli appunti senza avere la minima conoscenza di quello di cui si parla https://youtu.be/QjuF0YC8PCA questo filmato, spezzone di 7 (raccogliete gli altri) vi fa vedere cosa era il Football la passione il pathos e la voglia di giocatori che da atleti hanno scelto di cambiare sport e giocare al nostro Football, dopo 5/6 anni eravamo già al top fisico e preparati da allenatori USA che ci han dato tutto quello che sappiamo oggi, primi in Europa!
    Organizzazione non impeccabile, ma oggi sappiamo e abbiamo imparato dagli errori, PAS il tuo articolo è fuori luogo FALSO e offensivo

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