Dimos Spyropoulos nuovo Head Coach degli Achei

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Nella tarda serata di lunedì scorso si sono concluse le trattative tra gli Achei e Dimos Spyropoulos, quarantacinquenne di Montrèal, con origini greche, che ricoprirà il ruolo di Head Coach per la stagione 2018, con l’opzione di rinnovo per gli anni successivi. Dimos, affiancherà il preesistente organigramma del coaching staff, costituito da Francesco Pizzuti, Francesco Caruso e Umberto Bruno.

Per conoscere meglio Dimos, gli abbiamo fatto qualche domanda.

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Dimos, cosa pensi del football americano?

«Credo che il football americano sia il più grande sport di squadra del mondo. Per garantire una perfetta esecuzione dello schema, tutti i giocatori devono capire l’importanza dei ruoli e del loro contributo. Per essere vincente, un team di football americano, deve assomigliare ad una famiglia. Nello specifico credo che sia necessario riflettere i valori famigliari del reciproco rispetto e della fiducia. Inoltre, come difficilmente avviene negli altri sport, il football richiede il possesso di tutta una serie di qualità: velocità, agilità, disciplina, determinazione, perseveranza, altruismo e soprattutto impegno e lavoro di squadra».

Cosa ne pensi dell’Italia e del football americano in Italia?

«Ho avuto la fortuna di visitare il bel Paese già in un paio di occasioni e posso dire, senza dubbio, che gli italiani sono tra le persone più ospitali e affettuose che abbia mai conosciuto. In termini di football americano, è chiaro come il livello di gioco in Italia sia alla pari di qualsiasi altro paese in Europa. Una delle motivazioni principali che mi ha spinto a ritornare in Italia, è l’entusiasmo e la passione contagiosa che allenatori, giocatori e fans nutrono per il nostro sport».

Quali sono state le tue ultime esperienze da coach, in generale e nello specifico in Italia?

«Negli ultimi dieci anni ho allenato in Svizzera i Bienna Jet ed in Polonia i Devils Wrocław, Warsaw Spartans e Wolverines Opole. Prima di queste esperienze, però, ho allenato una stagione in Italia, come offensive coordinator dei Gladiatori di Roma, nel 2005. Era solo il mio secondo anno da coach in Europa, ma è stata un’esperienza che ha fatto da catalizzatore, che mi ha portato a decidere di allenare football americano come professione e di farlo nello specifico in Europa. Per questo motivo sarò sempre grato a Francesco Cappannoli, Valerio Bozzarini, Antonio Monza e tanti altri in quella squadra. Prima di arrivare in Europa, ho allenato i Montreal Condors e gli Ottawa Demon Deacons».

Per quale motivo hai scelto di allenare gli Achei a Crotone?

Dimos-Spyropoulos-3«Insieme all’offerta formulata dagli Achei, ho ricevuto altre due proposte simili da altrettante squadre europee. Alla fine però la scelta è ricaduta sui guerrieri greci e le motivazioni sono piuttosto semplici. Ho molta fiducia nel mio istinto e mi considero un attento “giudice” e sono certo che le valutazioni che ho fatto in conseguenza dei colloqui occorsi con la dirigenza degli Achei saranno confermate. Questa è la squadra giusta, con grandi potenzialità, con un buon coaching staff con cui collaborare nella stagione 2018, per la creazione di un progetto a lungo termine che metta al centro di tutto le potenzialità dei tanti giovani che si dedicano con sacrificio allo sviluppo di un team che possa competere per la conquista anche del titolo italiano».

Quale contributo pensi di poter apportare agli Achei nella stagione 2018? 

«Mi considero un uomo di grande integrità morale e voglio assicurare alla dirigenza, al coaching staff, ai giocatori e agli appassionati che da gennaio avranno al loro fianco un coach esperto ma al contempo umile, appassionato ed un gran lavoratore. Mi considero un “allenatore dei giocatori”, nel senso che cerco di creare una forte relazione con i miei giocatori, dentro e fuori dal campo. A fianco delle capacità tecniche, come la conoscenza degli aspetti fondamentali e schematici dello sport, in qualsiasi settore, i miei punti di forza come coach sono senza dubbio le mie abilità interpersonali e di comunicazione, nonché la mia organizzazione e cura del dettaglio».

Che tipo di gioco sei solito utilizzare, sia in attacco che in difesa?

«Credo che la parola d’ordine, in qualsiasi settore, sia SEMPLICITA’. Per quanto riguarda l’attacco, sono un gran sostenitore della Spread Offense e del No Huddle system. Credo, inoltre, che ci debba essere un’attenta distribuzione tra passaggi e corse. In difesa invece, in un campionato dove si gioca con nove giocatori, credo che sia più opportuno giocare con una sistema Cover 1 ed uno schema 4-2. Più in generale sono certo che la chiave di tutto sia assegnare ai miei giocatori uno schema che sia il più facile da comprendere e da eseguire così da evitare errori autoindotti dalla necessità di doverci pensare troppo. Inoltre, tutto ciò permette alla squadra di procedere più velocemente e di sconvolgere, di conseguenza, gli avversari».

Viste le tue origini, come ti senti ad allenare un gruppo di giovani che rappresentano, con il loro nome, un popolo di guerrieri greci, gli Achei?

«In un primo momento non sapevo cosa significasse la parola “Achei”. Avevo intuito, tuttavia, che il logo si basasse sull’elmo di un antico guerriero ed ho deciso di svolgere una ricerca più approfondita. Insieme al piacere di essere divenuto coach di una splendida realtà di football americano, provo orgoglio nel trovare rappresentate le mie origini greche nella storia del nome Achei!»

Ufficio Stampa Achei Crotone

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