Lasciate che vi parli di G-Team

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di Pasquale “Pas” De Filippo

«Occhio ragazzi, basta parolacce, arrivano quelli dell’oratorio»

(risatina collettiva).

Questo è ciò che i giocatori di GTeam erano sovente sentire quando giungevano presso la struttura di una qualsiasi squadra, per giocare una partita. Erano i primi mesi poi, via, via, col tempo, i ragazzi vennero sempre più rispettati; per i loro risultati? Niente affatto! Per il loro modo di essere, per la tenacia, per la voglia, per la capacità di riuscire ad aprirsi in un sorriso ed un abbraccio tra compagni, da perdenti di un match, fieri di aver già solo calcato il campo insieme. Mediocrità, si dirà… ma per sentenziare si dovrebbe prima conoscere la storia di ognuno di quei ragazzi.

Essere d’oratorio non è semplice e scontato, magari si crede che basti allenarsi nel campetto dell’oratorio per considerarsi oratoriani, se così fosse almeno il cinquanta per cento delle squadre dovrebbero essere “Oratorian”. GTeam si distingue semplicemente perché fa del principio del football (quello fondante) stile di vita e di allenamento. Pochi ricordano che la nostra cara disciplina è stata costruita, la si è creata, per offrire uno strumento educativo a coloro che si erano fatti carico di riunire i giovani dilaniati dalla guerra di secessione, ricompattare le comunità attraverso uno sport scolastico che nelle prime versioni costringeva i partecipanti ad abbracciarsi per portare avanti la palla (utilizzando la mischia del recente rugby).

Un parroco lungimirante di Gallarate, leggendo di questi principi, ritrovò lo stesso stile di vita, votato al rispetto dell’altro, che si cercava di insegnare negli oratori … quindi perché non farlo diventare sport dell’oratorio? Così partimmo: uno che conosceva la disciplina, un responsabile d’oratorio, un giovane fac-totum della parrocchia, il papà di uno dei ragazzi, altri due molto attivi in parrocchia con doti manageriali … ah già … e il parroco.

Pensate sia stato facile? Per niente!

Dovete immaginare che se in oratorio non si bestemmia, non si può bestemmiare … il che è diverso dal “non si dovrebbe bestemmiare”; se la parrocchia o la diocesi organizza eventi o incontri, la squadra che è parte della parrocchia, partecipa; se in oratorio si dà attenzione a tutti, soprattutto a chi non riesce, vuol dire che tutti coloro che mettono impegno nel fare, devono poter giocare anche se non portatori di risultati eccelsi. Sembra scontato ma per chi fa parte del mondo sportivo ciò può sembrare limitante e castrante. Nonostante ciò GTeam ce l’ha fatta, di vicissitudini ne ha passate tuttavia ne è sempre uscito, a volte anche ammaccato.

Spero vogliate perdonare questo mio (forse pleonastico) preambolo, lo ritenevo doveroso e rispettoso nei confronti di coloro che magari, pur avendo visto sui campi questi ragazzotti in azzurro (Turchese antico per la precisione), non erano a conoscenza di questo prequel di GTeam.

Proprio per la sua natura “sfigata” o “paolotta” della squadra, ho visto passare molti che avevano la “chiave del successo” per questa realtà ed a tutti (giocatori, dirigenti e coach) ho sempre ricordato che qualsiasi strategia era ben accetta purché tenesse conto di tutti e non solo dei più bravi. La provincia di Varese non è che sentisse necessariamente il bisogno di una nuova squadra di Football era dunque importante che se GTeam fosse dovuto esistere, sarebbe sempre dovuto essere fedele alle sue finalità. È scontato che non tutti possono ritrovarsi in certi canoni e fissammo che se per tre allenamenti di seguito, si avessero avuti meno di sei atleti al campo, quello sarebbe stato il segno che il progetto era fallito e quindi da chiudere.

Nonostante le sconfitte, i bastoni tra le ruote, i tentativi di assorbimento e trasformazione, GTeam è sempre rimasto tale: la squadra dove un ragazzo poteva trovare lo spazio per capire realmente le sue qualità, comprendere il suo talento, scoprire che in abbinato ad altri, poteva anch’egli praticare uno sport che mai avrebbe creduto di poter praticare.

GTeam partì con 8 persone poi 14 dopodiché fu un crescendo, arrivando a toccare la soglia di 45 tackle e oltre 20 flag junior … con quante vittorie? Nessuna … come si spiega?

GTeam perdeva sempre insieme, credeva in una vittoria solo se ottenuta insieme, era orgogliosa per ogni punto segnato perché ciò avveniva insieme! GTeam era l’insieme.

Ricordo ancora con sorriso una delle prime partite che giocammo (al tempo solo flag) perdemmo 60 a 0 ma i ragazzi avevano iniziato a capire le tecniche e le strategie (persero proprio perché freschi di conoscenza della materia), tornammo a casa facendo i matti col pulmino dell’oratorio e la sera tutti a mangiar la pizza.

Proprio questo suo gonfiarsi di partecipanti, unitamente alla sua filosofia (giocano tutti), faceva sì che si avessero in campo atleti sempre giovani ed inesperti in via di formazione e chiunque si occupi di Coaching Football sa che senza scremature le vittorie stentano. Ma il GTeam non ha fretta … attende che i bravi siano da esempio ai meno bravi, si prende il tempo per permettere al ragazzo di conoscere i suoi talenti, olisticamente parlando … aspetta pazientemente che il tutto sia migliore dei singoli.

Chiariamo due punti cardine:

La Vittoria è l’obiettivo; ma non se per vincere devo usare sempre gli stessi … roster di 30? 30 escono con la divisa zozza!

Giocano tutti; se un atleta, pur pagando regolarmente la quota, viene a singhiozzo e si presenta solo alle partite, merita di giocare? Ovviamente No! Se un atleta, pur pagando regolarmente la quota, viene a singhiozzo perché a casa ha una situazione difficile e si presenta solo alle partite, merita di giocare? Assolutamente SI, forse non tutta la partita, forse non in una parte fondamentale dell’azione ma ne ha diritto, perché GTeam esiste anche per lui.

Arrivando ai fatti di oggi:

GTeam nel recente periodo ha subito sbandamenti di varia natura ed il reclutamento nel suo habitat naturale (oratorio) è stato piuttosto scarno per motivi riconducibili esclusivamente ad affaticamenti della dirigenza che oltre al compito sportivo, cerca di portare avanti anche un lavoro educativo. Saggiamente Coach Cobucci aveva allertato dei rischi che si corrono nel non seguire con costanza il lavoro di divulgazione tant’è che si è giunti ad una penuria di atleti; sempre l’HC si diceva titubante sull’affrontare un campionato in queste condizioni … si rendeva necessario cercare una via rapida per rimpinguare le fila … ma a questo punto è partita la riflessione su se stessi: perché ora che iniziamo ad ottenere risultati sul campo, stiamo perdendo atleti? Non è che forse abbiamo dimenticato qualcuno della fila? Questi sono i sentimenti che hanno pervaso la dirigenza. La loro idea è stata dunque: fermiamoci un attimo e ricordiamo perché siamo nati.

Tutto qui.

Ovvio che non fare il campionato sembra una sconfitta ma in realtà, forse, la sconfitta era nel motivo per il quale non si poteva fare il campionato.

Se molti giocatori della squadra oratoriana, oggi, possono permettersi di andare a bussare alle più blasonate e vincenti compagini, per GTeam è solo motivo di orgoglio, tant’è che fin da subito ha dato svincoli per permettergli agevolmente il passaggio: il progetto GTeam non è mai stato fine a se stesso, come in una famiglia, quando ormai sarai in grado di spiegare le ali, è giusto che tu raccolga i tuoi successi. A chi è rimasto si è detto: ricominciamo a guardare i ragazzi che erano in fondo alla lista dei risultati … perché non ci sono?

Cosa farà ora GTeam?

GTeam non chiude perché non fa il campionato; non chiude perché perde le partite; GTeam non chiude, GTeam si riprende il suo ruolo: far giocare tutti, fargli scoprire che cosa sono in grado di fare i suoi atleti e quando saranno in grado di essere forti e tenaci, potranno volare alto, ovunque e se sceglieranno di rimanere con gli “sfigati” saranno mezzo per il successo di altri ragazzi come loro.

GTeam ha ancora un grande bacino: il flag junior, il mondo oratoriano, le sue famiglie, i suoi obiettivi … questo sarà il loro impegno in FIDAF. I ragazzini parteciperanno al campionato Flag ma siccome sono sempre molto poche le partite, sono state programmate amichevoli, una al mese, per i prossimi otto mesi. Ripartiranno i progetti per le famiglie: GTeam fu la prima squadra della federazione ad organizzare un corso di ginnastica dolce per le mamme che attendevano la fine degli allenamenti dei loro figli. Continuano i programmi scolastici nonché le iniziative divulgative negli oratori e nei centri di aggregazione. Continuano i Clinic e la formazione allenatori … i progetti ci sono tutti.

Comprendo la voglia dei ragazzi e mi piacerebbe dirgli: «ragazzi rimanete, perché sarete da esempio per chi verrà» ma non è giusto fermarli, ormai sono giocatori maturi e sarebbe ingiusto trattenerli.

Ora … una nota che riguarda il sottoscritto …

Ma perché PAS, scrive per GTeam? Non se n’era andato in Molise? Cacchio vuole?

Il Pas, GTeam, lo ha visto nascere, per quel team è stato perculato, bistrattato e sfottuto ma in quel gruppo di ragazzi, il Pas, ha visto volti tramutarsi da insicuri a decisi; nelle persone dello staff, trovare uno scopo nuovo di vita quando il loro tram-tram quotidiano subì uno scossone; nelle famiglie, immaginare un luogo formativo per i propri figli contro l’incertezza della società. Il Pas ha sofferto e gioito per il GTeam … il Pas non ha mai vinto ma negli occhi di chi ha incontrato su quel cammino, ha visto la vittoria, quella che si ottiene … insieme.

PAS

Foto Lucrezia Vezzaro

1 commento

  1. Belle parole PAS.
    Credo che questo tipo di mentalità dovrebbe essere un po più diffuso, specialmente nelle squadre più piccole, dove si comincia a giocare con molti “rookies”, mettendo tutti sullo stesso piano!
    Ma ci vuole il giusto approccio anche da chi è la guida di questi ragazzi, proprio come avete fatto voi “dell’oratorio”.
    Complimenti a te ed al progetto GT Oratorians, auguro a loro di tornare al più presto in campo!

    Toio

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