Legionari: Intervista a Lorenzo Barrotta

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Lorenzo Barrotta, storico running back numero 33 dei Legionari Roma. La sua carriera nel football americano romano è significativa, essendo stato tra i giocatori della prima Legio XIII Roma nel 2010, per poi militare nei Gladiatori e nei Ducks Lazio, e infine tornare ai Legionari Roma da tre stagioni.

Inizio della carriera

Cosa ti ha spinto ad avvicinarti al football americano e come è nata l’idea di fondare la Legio XIII Roma nel 2010?
Avevo 19 anni quando, durante un torneo di poker, conobbi Bozzarini. Parlando del più e del meno, mi raccontò che voleva fondare una squadra di football americano. All’epoca non sapevo neanche cosa fosse questo sport… ma avevo appena smesso con la pallanuoto, che avevo praticato per molti anni, e mi dissi: “Perché non provare?”. Così mi presentai a un primo allenamento in un campo parrocchiale ad Acilia, il mitico “Canossa”, un terreno terribile… ma bastò un allenamento per innamorarmene.


Esperienze in diverse squadre

Quali differenze hai riscontrato nelle tue esperienze con i Gladiatori e i Ducks Lazio rispetto alla Legio XIII?
Ho avuto l’onore di giocare per due storiche franchigie romane, e sarò sempre grato a entrambe. I Gladiatori Roma, dove ho iniziato, mi hanno accolto in un gruppo davvero unito, una vera famiglia dentro e fuori dal campo. Approfitto per mandare un pensiero speciale al presidente Pietragalla, scomparso qualche anno fa, che mi ha sempre sostenuto e fortemente voluto con loro.
Nei Ducks Lazio sono arrivato in una fase più matura della mia carriera, dopo qualche anno di pausa. Non era facile per un giocatore “grande” e reduce da uno stop inserirsi in un gruppo giovane e competitivo, ma mi hanno dato fiducia fin dal primo giorno.
Più che parlare di differenze – che non amo sottolineare – preferisco mettere in luce il grande spirito di squadra che ho trovato in tutte e tre le realtà.
La Legio XIII però è nel mio cuore: lì ho mosso i primi passi, ed è impossibile non avere un legame speciale.
P.S. Scusami se non ho risposto precisamente alla domanda, ma ho trovato più similitudini che differenze tra queste esperienze.

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Ritorno ai Legionari Roma

Cosa ti ha motivato a tornare ai Legionari Roma e come hai trovato la squadra al tuo ritorno?
Il ritorno è stato naturale, dopo aver chiarito alcune incomprensioni passate con il DS Bozzarini. Nel football, purtroppo, situazioni simili non sono rare.
Quando sono tornato, ho trovato un ambiente profondamente cambiato: più organizzato, disciplinato e motivante. Un gruppo “semi-nuovo” di ragazzi uniti e affamati di risultati. Le ultime due stagioni lo dimostrano: per una squadra come la Legio, non abituata a vincere, questi progressi sono stati significativi – e io ne so qualcosa, dopo anni difficili.
Mi piacerebbe aiutare questi ragazzi a raggiungere traguardi importanti e magari, perché no, vincere un campionato insieme.
Colgo l’occasione per ringraziare anche il presidente Tancioni, che ho ritrovato estremamente motivato: lo ringrazierò sempre per avermi dato fiducia in due momenti diversi della mia carriera.


Evoluzione del football americano a Roma

Come hai visto cambiare e crescere il movimento del football americano nella capitale dal 2010 ad oggi?
Negli ultimi 15 anni ho visto il football evolversi, soprattutto dal punto di vista tattico. Oggi non puoi competere se non hai allenatori preparati, capaci di gestire ogni tipo di situazione in partita, adattando strategie e schemi in base all’avversario.
Si è passati da un gioco più “duro” e fisico, basato quasi esclusivamente sulle corse – il famoso power football che io adoro – a uno stile più bilanciato, con alternanza tra gioco di corsa e gioco aereo. L’evoluzione è stata necessaria, e oggi chi vuole restare al passo deve studiare e aggiornarsi continuamente.

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Ruolo di veterano

In qualità di veterano, quale consiglio daresti ai giovani che si avvicinano a questo sport?
Non mi sento un veterano, anzi… mi sento ancora un giovane alle prime armi! Ho ancora tanto da imparare.
Ma se devo dare un consiglio, direi che la cosa fondamentale è lo spirito con cui ci si avvicina a questo sport: serve costanza, dedizione e tanta voglia di migliorare. Non basta scendere in campo, bisogna studiare la teoria, allenarsi in palestra e vivere lo sport al 100%.
Però c’è un ingrediente segreto che fa la differenza: la passione. Ogni volta che inizia una partita, sotto al casco mi spunta ancora un sorriso.


Momenti memorabili

Qual è stato il momento più significativo della tua carriera fino ad ora?
Il mio primo touchdown, nel mio primo campionato, resta il ricordo più bello. Ricordo perfettamente l’azione, l’esultanza, i compagni… Un aneddoto curioso: in campo con me c’erano Andrea Muzzarelli e Paolo Caprio, oggi rispettivamente DC e HC dei Legionari.
Un altro ricordo indelebile è una partita contro gli Elephants Catania, nella vecchia LENAF. Eravamo pochi, ma lottammo fino alla fine, perdendo solo nel quarto quarto. Segnai tre touchdown, e nonostante la sconfitta, provammo un’enorme soddisfazione per l’impegno messo in campo.
Non ho ancora ricordi legati a vittorie di campionati… ma siamo ancora in tempo. Mai dire mai!

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Futuro del football americano in Italia

Quali sono le tue speranze e aspettative per il futuro del football americano nel nostro paese?
Spero che questo sport possa crescere sempre di più in Italia. Mi piacerebbe vedere un numero maggiore di tesserati, soprattutto tra i più giovani, e una continuità nei progetti delle squadre storiche e nuove.
Sarebbe bello vedere il football finalmente sostenuto da sponsor importanti, in grado di dare visibilità e risorse a uno sport meraviglioso, che ha tanto da offrire.

Ufficio Stampa Legionari Roma

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