Quale futuro per l’entry level? – Ep. 1

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A pochi giorni dal kickoff della stagione 2015, forse l’ultima a 9 giocatori, ci interroghiamo sul futuro del campionato entry level FIDAF.

Il CIF9 è nato ufficialmente nel 2010 (prima si chiamava Arena) e in 5 anni ha visto la partecipazione di 66 squadre in 17 regioni, consentendo il ritorno in campo di nomi storici come Aquile, Gladiatori, Crabs, Etruschi, Islanders e quest’anno dei Grifoni e dei Vipers. Ha messo sulla mappa città in cui il football non era praticamente mai entrato, come Crotone, Vicenza, Gorizia, Castelfranco, Lanciano. 13 di queste sono passate alla categoria superiore (le Aquile addirittura in IFL) e solo 5 hanno smesso completamente l’attività senza venire ufficialmente assorbite da altre realtà. Oltre 1000 tesserati di media a stagione, molti dei quali con notevole esperienza (Petrone dei Bills…) o successivamente passati anche in IFL e in nazionale, come il giovane CB Dalla Vecchia (da Arona ai Rhinos e poi in azzurro) o Dalle Piagge e Adduci degli Storms Pisa, per citare i più recenti. Per non parlare del gran numero di coach che si è fatto e si farà le ossa su queste sideline, considerate “meno nobili”, ma non per questo meno impegnative.

I playoffs del CIF9 sono da 3 anni incredibilmente appassionanti e duri, in cui – nonostante in un paio di casi partecipassero squadre nettamente più forti – alla fine della regular season non si poteva mai dire con certezza chi sarebbe arrivato alla finale di conference. Insomma, un campionato entry level che pare abbia fatto ampiamente il suo dovere. Ora però sulle 35 squadre partecipanti incombe lo spettro del cambiamento. Il tanto temuto passaggio a 11.

Il commissioner Fabio Tortosa ci dice che la decisione fu presa anni fa “Nel 2011, quando ci trovammo a redigere il documento ristrutturazione campionati, documento in cui era previsto il passaggio della III Divisione ad una categoria 11men.” Quindi le società sono avvisate da un po’. Ma saranno tutte pronte al passaggio a 11? E se non lo fossero? “Diciamo che se delle 35 squadre attuali almeno il 90/95% fosse pronto, allora si darebbe corso a quanto prevedemmo anni fa.” – dice Tortosa – “Altrimenti si rimarrebbe con la struttura attuale del football 9men”. Alla riunione federale del 17 gennaio però, solo una dozzina di squadre si è apertamente dichiarata pronta per giocare a 11 nel 2016. Secondo Luca Correnti, Social Media Partner ufficiale della Fidaf, presente alla riunione, molte delle squadre lamentano un problema comune: Spesso, anche se svolgono un ottimo lavoro sul territorio, i Team di I e II divisione attingono dai loro Roster, sottraendo dei ragazzi cresciuti nel loro vivaio, ma che cedono alla tentazione di sviluppare la loro crescita agonistica in categorie superiori. Una delle discriminanti per passare a 11 pare essere dunque il numero di giocatori a roster, ma non la pensa così Giovanni Ganci, coach dalla grande esperienza e che ha visto tutte le dimensioni del football: “Non credo che il numero di giocatori possa essere un fattore, quantomeno per una squadra “seria”. Ovvio che se parliamo di società con 25 giocatori a roster il passaggio è impossibile, ma già averne 30/32 è numero sufficiente per gestire un campionato a 11”. Opinione non completamente condivisa da tutti. “A parere mio” ci dice Pietro Marotta, responsabile JPD del Nord Ovest e traghettatore dei Daemons attraverso 3 diverse categorie: “Se hai 25 giocatori puoi comodamente giocare a 9. Al contrario, se ne hai 30, ma copri bene tutti i ruoli, puoi giocare a 11. Al massimo fai giocare doppio ruolo”.

Già, coprire bene tutti i ruoli. La differenza tra il football a 11 e il football a 9 in attacco, si sa, sono i due uomini di linea in più. Nel 2014 la media dei rosters è stata di 32 giocatori. Molti di questi però erano DB e WR, in alcuni casi anche 15, e spesso “quelli grossi” erano 4 o 5. In difesa se ti mancano dei DL puoi sempre provare ad arrangiarti con una 3-4, in attacco no. 5 uomini di linea li devi schierare ed ecco che scatta – appunto – il doppio ruolo, con tutto quello che ne consegue in un ambiente dove la maggior parte delle squadre si allena solo due volte la settimana. Tecnicamente parlando, secondo Ganci “Sono due le difficoltà maggiori:  la larghezza del campo e le quattro persone in più sulla linea di scrimmage. Nel primo caso serve tempo per abituarsi a utilizzare tutte e 53 le yard e in difesa aumenta la porzione di campo in copertura per i backs. Nel secondo caso aumentano le difficoltà di lettura del quarterback che si trova davanti due OL in più rendendo meno agevole eventuali fughe dalla tasca e la lettura tra tackle e tackle”.

Una voce autorevole è quella di Davide Giuliano, coach della nazionale e che ha allenato i suoi Elephants nel CIF9 nel 2010. “Mancando due uomini di linea d’attacco la scelta del sistema offensivo è altamente influenzata dal come si decide di proteggere il QB. La vicinanza dei due DE al QB non permette di elaborare sistemi offensivi con 4 ricevitori e drop-back pass articolati, spesso non c’è il tempo nemmeno per i quick pass. La larghezza del campo secondo me aiuta l’attacco nello sviluppo di tutti i giochi di corsa che attaccano il perimetro. Le tipologie di fronte difensivo e di coperture sono limitatissime, secondo me la mancanza di due uomini si sente molto più in difesa che in attacco”. Difatti la possibilità per la difesa di schierare due backs in più rende completamente diverse le letture del QB che avrà perciò bisogno di un bel reset su molti automatismi per giocare a 11. Un gran bel lavoro da fare, ve lo assicura uno che nell’ultima dozzina di anni ha avuto l’onore di allenare un bel po’ di giovani QB. Un incoraggiamento ce lo dà Marotta “Secondo il mio modesto giudizio il passaggio da 9 a 11 per un atleta non ha grosse difficoltà. Se sei un atleta preparato l’unica difficoltà è negli schemi… e neanche tanto, perchè se apprendi a 9 apprendi anche a 11. La mia esperienza da coach è stata poco traumatica, i Daemons appena arrivati in Lenaf arrivarono in semifinale”. Molto bene al primo anno hanno fatto anche i Cardinals Palermo nel 2013 (6-2) conquistando il primo posto nel girone A ed eliminando poi i campioni in carica Barbari al primo turno dei playoffs. La sconfitta per un punto coi Lions al turno dopo lascia ancora l’amaro in bocca.

Gli Storms Pisa hanno fatto il salto quest’anno. Francesco Martini, capitano dei gialloblu toscani ci racconta: “Il passaggio in seconda divisione è stata un’opportunità da non perdere e visto l’entusiasmo unanime del coaching staff e della squadra abbiamo deciso di osare. Naturalmente ci sono stati anche alcuni problemi da superare. In primis il problema più comune tra le squadre di questo sport, ovvero la costanza dei giocatori per gli allenamenti. In un campionato a 11 sicuramente questo problema si presenta in misura ancora più rilevante, in quanto il numero minimo di giocatori per effettuare uno scrimmage adeguato a consolidare le conoscenze apprese durante i drills di tecnica è maggiore. Da un punto di vista pratico, invece, i problemi principali si sono rivelati al momento della modifica del playbook, sia in attacco che in difesa. Il gioco cambia molto e quindi sono richieste nuove conoscenze che per molti ragazzi sono inizialmente un po’ ostiche, ma non impossibili.” Ma ci sono anche i lati positivi: “L’affiatamento tra i giocatori è migliorato. C’è stato un maggior impegno e coinvolgimento da parte degli allenatori e soprattutto una grande risposta da parte dei tifosi e degli sponsor. Col tempo e la dedizione in campo abbiamo notato miglioramenti a 360 gradi e quello che sembrava un traguardo irraggiungibile si è presto trasformato in normalità. Il football a 9 per la nostra società è stata un’esperienza utile e divertente, ma crediamo che ci sia servito principalmente a renderci capaci di affrontare al meglio questa avventura”. Quindi una situazione più che ottimale che ci auguriamo tante altre squadre riescano a raggiungere.

To be continued…

Giorgio Sivocci

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