Senza il pubblico? / 2a parte

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In quanto a fan base l’Italia ha i suoi appassionati di sport e di football e bisogna constatare quanto questo sia un fattore non di limitata rilevanza per il movimento dell’“italian football”. Provate a parlare di calcio negli States! Beh, ormai con le loro tecniche molto sviluppate di comunicazione, marketing e spettacolo sono riusciti a fare miracoli in poco tempo, e a creare un buon pubblico anche li, per il “loro” soccer. Hanno addirittura organizzato uno spettacolare (MLS) Draft! La FIGC e la Lega Calcio quando si sveglieranno? Finché le scelte di chi gestisce queste organizzazioni sono decisioni di tipo “politico”, buona notte! (politica significa occuparsi di come migliorare la comunità, e non i propri piccoli affari o il proprio giardinetto) Non permettiamo questo avvenga nel football. Il nostro “draft” (calcistico) è un “evento” per avvocati: (mmm, eccitante!) – con tutto il rispetto, ma perdonate: cosa centra lo sport con la giurisprudenza, mettendo da parte i contratti e i diritti per un momento?
Ecco perché possiamo dire che il calcio (Europeo) si è dimenticato del pubblico, uno strapotere dei valori pecuniari, contrattuali e dei diritti e delle leggi su leggi e recriminazioni esterne al campo quando lo sport è tutt’altro: campo di allenamento, campo di gara, pubblico, allenamento, preparazione, tecnica sportiva …
E’ un fatto che conoscono molti ormai quello riguardante gli spettatori del calcio nostrano in picchiata da anni. Ad esempio è di un mese fa la “news” che riferiva il pubblico laziale per l’Europa League essere al 44° posto nella graduatoria del nostro continente, segno di un sempre maggiore distacco dei tifosi dal significato dello sport e delle competizioni. Vi immaginate la vostra squadra o una qualsiasi squadra senza un pubblico? Seriamente, provate ad immaginarvi ora gli spalti vuoti.
Non molti di noi giocano per il pubblico, forse quasi nessuno: ognuno gioca perché è personalmente, intimamente coinvolto ed innamorato di questo sport o dello sport in generale e magari del suo ruolo o del gioco di squadra. Ma chiediamoci poi quale campo, che sfida, quale competizione oggi è così poco importante da non essere seguita o da non avere un pubblico, anche ristretto, purché in crescita?
Avrete capito da soli che senza pubblico non parliamo più di campo, né di competizione (sportiva).
Allargando lo sguardo, aprendo la visione, ci accorgeremo che abbiamo una grande occasione con le competizioni durante tutto l’anno e non solo sul suolo italiano, ma su quello Europeo. Chi pure ad esempio riesce a organizzare una giovanile o una squadra di flag si può permettere maggiore visibilità sul territorio e con costanza 365 giorni l’anno. E’ da quello che si deve partire, e da li che si tiene acceso il fuoco.
Le società che così lavorano andrebbero premiate, se non dalla federazione, dal pubblico!
Per quanto riguarda le competizioni europee, e non dal punto di vista calcistico,ma proprio per quanto concerne il football giocato da noi oltre il confine, i Seamen quest’anno  risultano impegnati  e questa domenica 29 lo sono contro i Budapest Wolves all’Arena Civica di Milano alle 14.00. Tutti gli eventi  di caratura internazionale sono una grande occasione anche per collaborare, conoscersi, ispirare altri e noi stessi per unirci al fine di realizzare una missione comune per cui hanno lavorato persone anni prima.
In quanto a modelli scalabili di successo e ripetibili c’è molto lavoro da fare e molti esempi ancora da individuare e per ripeterli su tutto il territorio. Ad esempio, qual è la formula con cui una società deve partire? Non è forse quella di iniziare con una squadra giovanile a 9, o forse a 11? Gli step a questo punto dobbiamo, dovremmo conoscerli. Se le nostre società sapranno fare i passi giusti insieme (Il football è un insieme di persone estremamente appassionate ed allenate che eseguono un piano condiviso e lo realizzano sapendo che insieme riescono a dare molto di più di quanto avrebbero potuto dare se fossero state da sole), allora queste realtà divisionali create ad oggi non si riveleranno solo dei fuochi fatui, ma oltre a rivelarsi dei semi di quercia, sapranno anche crescere dritte.

Lungo questa battaglia, cavalcata, navigazione , che voi vi chiamiate Fightin’Irish, Broncos, Buccaneers, il livello del football in Italia rimane, ad oggi, paragonabile quello delle scuole medie e (forse superiori) USA sia per il piano societario che per quanto riguarda quello tecnico di squadra. C’è però qualcosa che anche questa categoria di campionati “junior” laggiù negli States ad esempio ha preso in considerazione da 10 anni a questa parte e che noi ancora non abbiamo compreso. Non possiamo dimenticare infatti quella che rimane a questo punto per noi la sfida più importante: conquistare il pubblico.
Spiegando questo sport facendo vivere le sue emozioni in modo genuino è possibile farlo, è possibile vincere questa sfida con uno strumento “magico” di cui parleremo nelle prossime puntate.

@marcodpaolo – Marco Di Paolo

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