Visti da fuori

0
1109

Cercavo, giorni or sono, di immaginare COSA pensa un ragazzo di età compresa tra i 17 ed i 20 anni nel guardare per la prima volta un allenamento di una squadra qualsiasi in una regione qualsiasi di Italia. Quale è la prima sensazione? Da cosa è determinata? Le risposte sono molteplici, come è facile immaginare, e sicuramente non ve ne è una che possa riassumere il tutto. Potrei azzardarne qualcuna :

– Scetticismo: “questi sono matti a fare una fatica del genere su campi disastrati per uno sport di cui nessuno conosce le regole”.

– Curiosità: “se questi sono in venti a condividere sudore e fango ci sarà un buon motivo, anche se non lo capisco ancora”..

– Materialità: “e se poi divento bravo quanto potrei guadagnare in uno sport come questo?

– Pigrizia: “ma non sarebbe meglio una playstation? E’ più facile e di moda. La fatica non la posso condividere su Facebook… “

– Stimolo: “finalmente qualcosa che non sia Calcio o Body Building, potrei anche provarci

– Goliardia: “…tu vuò ffa l’americano!

..e via discorrendo. La memoria corre automaticamente a quando si iniziava una volta e la curiosità la faceva da padrona, nel senso che negli anni ’80 il Football giocato approdava in Italia per la prima volta per cui come tutte le novità extra europee veniva percepito in modi diversi; non a caso chi iniziò a parlare di FA fu la stessa persona che si prese la briga di introdurre l’altro sport americano per eccellenza, il baseball. Tempi diversi da ogni punto di vista, maggiore distribuzione della ricchezza e il piacere di “essere i primi” fecero il resto: oggi i ragazzi crescono con una miriade di stimoli in più, informazioni a raffica ottenibili con qualsiasi media, l’era della informatizzazione ha ingigantito le nozioni (e questo è un bene) ma in modo paritario ha livellato verso il basso gli stimoli alla socializzazione spontanea attraverso lo sport, che una volta era uno dei pochi stimoli di aggregazione per ragazzi di diverse estrazioni sociali e culture.

Si stava meglio quando si stava peggio? Meglio una televisione con 3 canali in tutto o Internet con milioni di fonti di informazione? Discorsi che non possono essere confrontati per troppa disparità tra vita vissuta e cultura di base: sarebbe come chiedere ad un ventenne chi era l’interprete di “American Graffiti” o chiedere ad un sessantenne di adesso se ha scaricato l’ultima App per Android in modo da poter giocare a Madden dal proprio telefonino! Senza divagare troppo chiediamoci come siamo noi visti da fuori, che immagine diamo del FA odierno in Italia, in che modo la pratica di uno sport come il nostro possa adattarsi alle esigenze delle generazioni di adesso senza peraltro stravolgere quei valori importantissimi come lo Spirito di Squadra, l’Abnegazione nel nome di un ideale Sportivo o più semplicemente come lo sport di oggi sia l’allenamento alla Partita della vita di domani.

Risposte non facili, risposte che forse noi della vecchia generazione non siamo ancora stati in grado di dare, pur essendo tuttora spinti dal sacro fuoco della passione per il Football. I luoghi comuni sottolineano come non esistano più i giocatori di una volta, che i giovani non sanno sacrificarsi, che adesso…una volta invece….Certo, ma proviamo anche ad ammettere i difetti di quel periodo: preparazioni fisiche sbagliate, tecniche di gioco inesistenti, sostituite dalla fisicità degli scontri, regole insegnate alla bell’e meglio o non insegnate del tutto, povertà di schemi e rischi (improponibili oggi) legati alla impreparazione di chi insegnava il Football a quei tempi. Siamo onesti, amici miei, saremo anche stati dei pionieri, ma ancora oggi portiamo il peso di certe immagini distorte o negative del Football, giocato od amministrato che fosse. Che fare allora? Essere propositivi, ma critici: non ripudiare il passato a priori, ma essere consapevoli degli errori e delle storture occorse, riscoprire quel valore fondamentale che contraddistingue lo sport sano: imparare a sacrificarsi nel nome della crescita personale di pari passo al bene comune. Diamo l’esempio ai giovani in modo che se oggi si allenano per il NOSTRO sport, domani lo faranno per la LORO vita.

Igi Baldini

Nessun commento

LASCIA UN COMMENTO